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SPECTRE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 16 novembre 2015
 
di Sam Mendes, con Daniel Craig, Christoph Waltz, Léa Seydoux, Ralph Fennes, Monica Bellucci, Ben Wishaw (Stati Uniti, 2015)
 
SPECTRE parte con tante carte a favore: un mito alle spalle da 24mo episodio di una saga epocale, 250 milioni a disposizione (spesi in buona parte in buoni viaggio, ma fa parte del gioco da sempre), la mano di un regista, Sam Mendes, niente male anche per quel genere di cose. Parte anche con una palla al piede: segue SKYFALL, riconosciuto nel 2012 come il più coinvolgente, oltre che formalmente riattualizzato James Bond da molti anni.

Da Sean Connery (come lui non c'è più stato nessuno) al putiniano Daniel Craig di CASINO ROYALE (finalmente un duro, un giustiziere brutale non ancora teleguidato dalla flemma londinese) l'eroe glamour era già stato sottoposto dagli sceneggiatori a un bel lavaggio di cervello. Da viveur cosmopolita, costretto eventualmente a utilizzare la pistola, a giustiziere di poche parole, spesso malmenato, finanche innamorato. In SKYFALL tutto si fa crepuscolare e nevrotico, con un 007 defunto in pratica un paio di volte, turbato da incessanti distrazioni freudiane, devoto con commozione per lui insolita alla figura divenuta nel frattempo femminile del gran capo M (interpretata dall'immensa Judi Dench), confrontato a una gestione sempre più stinta e melanconica del controspionaggio di Sua Maestà. Umanizzato, James era ormai fragilizzato: tanto da costringere i medici della compagnia a dichiararlo fisicamente inabile al servizio.

Nel nuovo SPECTRE, forse per non arrischiare centinaia di milioni, non si è abbandonata l'apparentemente benvenuta parabola psicologica: orfano di entrambi i genitori, 007 continua a porsi molti interrogativi sui suoi traumi giovanili. Ma si è anche deciso che non fosse il caso di esagerare con l'ammosciamento fisico; il nostro è allora ritornato a fare a cazzotti, fra esplosioni e forsennati inseguimenti. Tanto meglio, forse: in un filone che deve conservare il fascino dell'azione e degli intrighi tradizionali, senza ricorrere più di tanto alle ormai risapute elucubrazioni digitali. Dall'incipit a Città del Messico, con la lotta sull'elicottero traballante che minaccia di cadere sull'immensa folla intenta a festeggiare la festa dei morti, SPECTRE è cosi ritornato ad essere innanzitutto un film d'azione. Nelle location più spettacolari, dal Lungotevere ad andatura folle con la Jaguar che sostituisce provvisoriamente la mitica Aston Martin, al deserto marocchino in treno a vapore, o le Alpi tirolesi di un improbabile centro fitness su una vetta a tremila metri.

Viene però da chiedersi fino a che punto a Sam Mendes, raffinato autore di AMERICAN BEAUTY, ROAD TO PERDITION o REVOLUTIONARY ROAD interessasse abbandonare i sontuosi toni shakespeariani della precedente tragedia bondiana. Non fosse che poiché privo, rispetto a SKYFALL, della sublime fotografia di Roger Deakins e del magnetismo di Judi Dench, le cose gli riescono infatti meno bene. Il ritmo non è che sia sempre travolgente e le trovate inedite, il cattivo Christoph Waltz gira più a vuoto di quando lo utilizza Tarantino, la coppia di dark ladies Bellucci  Seydoux è decorativa ma non proprio destabilizzante. Accontentiamoci: che decidere come risolvere nel prossimo episodio i dilemmi edipici di 007 rappresenta un fastidio grasso.


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